giovedì 19 gennaio 2017

Tutto Sgorga da Se Stesso

"La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina; la grande parola è luminosa; la piccola parola è prolissa. Quando gli uomini dormono, la loro anima entra nella confusione; quando si svegliano, il loro corpo si mette in movimento.

Le associazioni umane generano intrighi e complotti. Nascono così le indecisioni, le falsità, i pregiudizi. Piccole apprensioni generano agitazione e inquietudine; grandi apprensioni generano inerzia e pigrizia.

Quando gli uomini entrano in azione, guardano ai propri simili come l'arciere prende di mira la propria preda; poi restano immobili, attenti alla loro vittoria come congiurati. Si indeboliscono così ogni giorno, come l'autunno e l'inverno che declinano. Sprofondano senza ritorno nelle loro abitudini, vi soffocano e si degradano con l'età; il loro spirito va verso la morte; niente li aiuta a ritrovare la luce.

La gioia e la collera, la pena e il piacere, l'ansia e il rimpianto, il capriccio e il timore, la frivolezza e la negligenza, l'esaltazione e l'arroganza - tutto sgorga da se stesso come la musica viene da una canna vuota o come i funghi nascono dai vapori della terra. Il giorno e la notte si succedono davanti a noi, ma nessuno conosce la loro origine. Ahimè! Ahimè! Quando potremo capire da dove tutto nasce?"

Zhuang-zi, "Sull'Eguaglianza di tutte le Cose".

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sabato 24 dicembre 2016

Parvenze

"La coscienza della parvenza.

In che modo meraviglioso, nuovo e insieme tremendo e ironico mi sento posto con la mia conoscenza dinanzi all'esistenza tutta!

Ho scoperto per me che l'antica umanità e animalità, perfino tutto il tempo dei primordi e l'intero passato di ogni essere sensibile, continua dentro di me a meditare, a poetare, ad amare, a odiare, a trarre le sue conclusioni - mi sono destato di colpo in mezzo a questo sogno, ma solo per essere cosciente che appunto sto sognando e che devo continuare a sognare se non voglio perire: allo stesso modo in cui il sonnambulo deve continuare a sognare per non piombare a terra.

Che cos'è ora, per me, "parvenza"! In verità non l'opposto di una sostanza - che cos'altro posso asserire di una sostanza qualsiasi se non appunto i soli predicati della sua parvenza? In verità, non una maschera inanimata che si potrebbe applicare ad una x sconosciuta e pur anche togliere!

Parvenza è per me proprio ciò che opera e vive, che si spinge tanto lontano nella sua autoderisione da farmi sentire che qui tutto è parvenza e fuoco fatuo e danza di spiriti e niente di più - che tra tutti questi sognatori anch'io, l'"uomo della conoscenza", danzo la mia danza, che l'uomo della conoscenza è un mezzo per prolungare la danza terrena e con ciò appartiene ai sovrintendenti alle feste dell'esistenza; e che la sublime consequenzialità e concomitanza di tutte le conoscenze è, forse, e sarà il mezzo più alto per mantenere l'universalità delle loro chimere di sogno e la generale comprensione reciproca di questi sognatori e con ciò appunto la durata del sogno"

Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza, Libro I.

domenica 17 luglio 2016

Banalità di Base

È incredibile la protervia con cui chi si definisce rivoluzionario o comunista (e in questo caso devo dire anche molti anarchici) sia totalmente disinteressato a rendere quella che lui chiama "politica" qualcosa di seducente, invece che una serie di stanche, scialbe tiritere che suonano come cadaveri in bocca. E non è una cosa che penso solo da adesso, ma è una cosa che non faccio che notare ogni anno che passa, specie in questi anni di nevrosi sociale.

Il logocentrismo di certi compagni ormai lo trovo francamente oppressivo.

Ma non ha a che vedere con il fatto di adottare una teoria al posto di un'altra: ha a che vedere con un modo di vedere la vita che sostituisce all'eudaimonia conviviale, al piacere e all'intensità corporale delle relazioni, mancanti dei limiti netti delle ideologie, la pesantezza delle paranoie gruppettare e l'assoluta necessità di continuare a produrre scartoffie apparentemente onnicomprensive, quando si potrebbe benissimo fare qualcos'altro di più carino, o semplicemente usare la produzione e la discussione teorica come uno strumento di accrescimento del desiderio, sia individuale che collettivo, invece che di un suo attivistico contenimento.

Ha a che vedere con l'atomizzazione e non con il progetto del suo superamento.

Nota: per chi si sentisse tirato in causa, sappia che questa critica non lo riguarda nè riguarda nessuno nello specifico. Nè è una critica degli sforzi organizzativi di certi compagni, che anzi riconosco e di cui sono grato. Semmai potrebbe essere un invito a uscire dalla palude della "politica seria" con un po' di bonaria allegrezza.

lunedì 27 giugno 2016

La luna dimezzata

Un volto cianotico
Dai capelli scarmigliati
E occhi derelitti
Illuminati dalla barcollante
Luce dei notturni
Accompagnano
Il biancore sconsolato
Della luna dimezzata.
Davanti alla stazione
Di notte
Passano i bei ragazzi
Del color dell'ebano
E dell'ossidiana
Col loro sguardo beffardo
E donne intente a
Intessere trecce
Davanti alle luci
Dei bar dove transita
La città non vista.
Qualcuno piange
In mezzo ai negozi
Di cibo indo-arabo;
Il cigolìo del tram
Si sovrappone alle lacrime
E al soffritto
Sotto sbiadite
Luci al neon.
Una città intera
Intrappolata tra i portici
Della stazione
Mucchi di disperati
Stesi su coperte di fortuna
Davanti ai tassì nevrotici
E ragazzi sfuggenti
Squadrati da passanti
Pieni di angoscia
E sospetto.
La luna dimezzata
Mostra il suo chiarore
Alle fronde dei pini
Mentre un altro bus
Parte dalla stazione.


sabato 25 giugno 2016

L'Anima dell'Uomo sotto il Socialismo

"La comprensione del dolore, naturalmente, è sempre esistita. È uno dei primi istinti dell'uomo. Gli animali che possiedono un'individualità, cioè gli animali superiori, l'hanno in comune con noi.

Ma bisogna ricordarsi che mentre la partecipazione alla gioia intensifica la somma della gioia nel mondo, la partecipazione al dolore non diminuisce affatto l'ammontare del dolore. Potrà rendere l'uomo più adatto a sopportare il male ma il male rimane.

Compatire chi è malato di tisi non guarisce la tisi; a questo pensa la scienza. E quando il socialismo avrà risolto il problema della povertà e la scienza quello della malattia, il campo d'azione dei sentimentalisti si ridurrà e la compartecipazione umana diverrà grande, sana e spontanea.
L'uomo gioirà nel contemplare la vita gioiosa dei suoi simili.

Perché sarà per mezzo della gioia che l'individualismo dell'avvenire si svilupperà.

[...]

Il dolore non è il mezzo definitivo per raggiungere la perfezione; è semplicemente provvisorio e di protesta. Esso rimanda ad ambienti sbagliati, malsani, ingiusti. Quando l'errore, la malattia, l'ingiustizia saranno rimossi, non avrà più ragione di essere. (...) Né l'uomo ne sentirà la mancanza, perché ciò che l'uomo ha cercato non è, in verità, né il dolore né il piacere bensì, semplicemente, la vita.

L'uomo ha cercato di vivere intensamente, pienamente, perfettamente. Quando potrà farlo senza esercitare limitazioni sugli altri o senza soffrirne, e tutte le sue attività gli saranno piacevoli, egli sarà più sano nella mente e nel corpo, più civile, più se stesso.

Il piacere è il criterio di valutazione della natura, il suo segno di approvazione.

Quando l'uomo è felice, egli è in armonia con se stesso e con ciò che lo circonda. Il nuovo individualismo, al cui servizio, volente o nolente, il socialismo lavora, sarà armonia perfetta.

Sarà quel che cercarono i greci ma che non riuscirono a realizzare completamente salvo che nel pensiero, perché avevano gli schiavi e li nutrivano.

Sarà quel che cercò il Rinascimento ma che non riuscì a realizzare completamente salvo che nell'arte, perché aveva gli schiavi e li lasciava morire d'inedia.

Sarà completo e per suo mezzo ogni uomo giungerà alla sua perfezione. Il nuovo Individualismo è il nuovo Ellenismo."

Oscar Wilde, "L'Anima dell'Uomo sotto il Socialismo".

giovedì 23 giugno 2016

Sorrida a noi il Ricciolo attorto dei Belli

"Scapigliato ridente affannato discinto in ebbrezza,
Cantando una dolce canzone reggendo una coppa di vino,
nello sguardo il furore, beffarde le labbra dolenti,
mi colse iernotte assopito al mio fianco sedette.
Al mio orecchio si fece, e la voce amarezza gravava:
"O tu amico di tempi trascorsi, sei forse ora preda del sonno?
Il vino che danno al fedele d'amore dissolve le notti,
e lui, sacrilegio d'amore, a quel vino, ecco, non si prosterna?"
Asceta, vattene, e non disprezzare chi il nero dell'orcio sorseggia:
accettammo di viver nel mondo, e a noi questo solo fu dato.
Quello ch'Egli versò nella coppa, non altro, bevemmo,
volessero a noi dare ambrosia celeste o liquore da renderci ebbri.
A noi rida dunque rida la coppa, sorrida a noi il ricciolo attorto dei belli;
non la piange il poeta, la tetra rinuncia, e non è chi la pianga."


Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī, da "Ottanta Canzoni".


martedì 7 giugno 2016

Considerazioni #5


A volte trovo sconcertante di come la "coscienza" degli individui, eterna ultima ruota del carro del determinismo economico, rimanga del tutto estranea al mutare delle condizioni sociali, o che le segua così lentamente.

E non è solo il fatto banale che ci sia più tecnologia, che il mondo sia più interconnesso o che ci ritroviamo tutti con un carico enorme di informazione in più, ma proprio il fatto che ci troviamo ad un punto di svolta fondamentale, e purtroppo tragico, della storia della specie e le persone sanno solo parlare di cultura/culture, di "natura umana" e di altro pattume reazionario.

E questo ovviamente se hai il minimo di infarinatura "culturale" per poter intavolare discussioni infinite sulla cultura, sennò saprai solo discutere di natura umana e di banalità piccolo-borghesi davanti ad uno schermo televisivo.

Persino nelle varie forme in cui si sta cristallizzando la critica al presente capitalista raramente il punto viene messo sull'economia, o su una critica all'economia - e le sue derivazioni particolari - ma nella maggior parte delle volte la critica è puramente culturale e morale, dai sinistri più sciacquati a quelli più radicaleggianti (mi viene in mente il comitato invisibile su tutti), il tutto motivato dal presunto fallimento di Marx e del suo cosiddetto "economicismo".

Non c'è cosa più facile che partire dalla sovrastruttura per spiegare la struttura sociale. In fondo basta pontificare un po', fingersi particolarmente radicali quando si parla di "antropocene" o sciorinare edizioni in sedicesimo di utopismi morti politicamente dalla metà dell''800.

"Demolish serious culture!" Era il sottotitolo di Smile, la rivista dei neoisti inglesi degli anni '80. Il suo scopo era mettere in discussione l'idea stessa di "cultura" per come si era venuta a costituire nell'occidente capitalistico, nonchè una critica al "nome" e all'identità, e infatti alle persone che compravano la rivista veniva richiesto di cambiare la propria firma in "Monty Cantsin" e "Karen Eliot".

Al mondo "politico" odierno, così saturo di persone in preda alla sindrome da ristorante cinese per indigestione di troppo glutammato concettuale e culturale, di troppe pose seriose da salvatori e troppi profeti dell'apocalisse, preferisco una "politica" (le virgolette sono d'obbligo) ludica, giocosa, divertente e soprattutto appassionante, che sappia cogliere le questioni di classe ma anche riproporre il progetto situazionista e post-situazionista di trasformazione radicale dell'"economia della vita quotidiana", insieme all'economia "macro" che determina il flusso di merci e di plusvalore su scala mondiale.